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Rappresentazione visiva dell'articolo: Criptovalute, Blockchain e Bitcoin: facciamo chiarezza

Autore: Banca Widiba

Data di pubblicazione: 11 novembre 2025

Criptovalute, Blockchain e Bitcoin: facciamo chiarezza

Negli ultimi anni termini come blockchain, criptovalute e Bitcoin sono entrati nel linguaggio comune: compaiono nei telegiornali, nei podcast, nelle chat tra colleghi. Spesso però vengono usati come sinonimi, mentre indicano realtà diverse. Nel mese dell’educazione finanziaria, proviamo a fare un po’ di chiarezza.

La blockchain è una tecnologia di registro digitale condiviso e immutabile, le criptovalute sono una delle sue applicazioni più diffuse e il Bitcoin è un caso d’uso specifico nato nel 2009 per consentire trasferimenti di valore diretti, da persona a persona, senza un intermediario centrale. Capire questa prima distinzione è utile per orientarsi in un settore dinamico, dove all’innovazione si accompagnano rischi, volatilità e un lessico nuovo.

Oggi esistono migliaia di cripto-asset con obiettivi differenti: alcune reti puntano a processare pagamenti, altre abilitano applicazioni programmabili e finanza decentralizzata, altre ancora cercano di mantenere un valore stabile nel tempo. Questo fermento crea interesse e quindi opportunità, ma espone anche a rischi dettati anche da errori di comprensione, se non si chiariscono prima i fondamentali.

Blockchain: cosa fa in concreto

La blockchain trova applicazioni in diversi contesti. Nella tracciabilità di filiera, per esempio, permette di registrare in modo condiviso l’origine e i passaggi di un bene lungo la catena produttiva, migliorando trasparenza e “audit-abilità” in settori come agroalimentare e moda. Nei pagamenti e nel regolamento di transazioni, consente trasferimenti programmabili e verificabili, con potenziali benefici in termini di tempi di regolamento, visibilità delle movimentazioni e riduzione degli intermediari, soprattutto nei casi d’uso transfrontalieri. In ambito identità e certificazioni, diplomi, attestati e documenti notariati possono essere ancorati in blockchain per facilitarne la verifica nel tempo e contrastare la contraffazione. Anche il mondo degli asset digitali può beneficiare della tokenizzazione, che rende più semplice accertare l’originalità di un titolo d’accesso o di un oggetto da collezione. Infine, nella supply chain connessa all’Internet of Things, sensori e dispositivi possono firmare e registrare dati su un registro condiviso, abilitando controlli più robusti per conformità e audit.

Pagamenti e investimento: non tutte le cripto sono uguali

Non tutte le criptovalute nascono per pagare un caffè. Alcune reti sono orientate ai pagamenti nativi on-chain e privilegiano sicurezza, prevedibilità delle regole e resistenza alla censura, pur con differenze di velocità e costo a seconda dell’architettura.

Altre blockchain sono piattaforme di smart contract, ossia ambienti programmabili su cui sviluppatori e aziende costruiscono applicazioni di finanza decentralizzata, giochi, mercati e soluzioni per l’identità digitale; in questi casi il token della rete serve spesso a pagare le commissioni o a garantire la sicurezza del protocollo.

Esistono poi le stablecoin, progettate per mantenere un valore di riferimento, tipicamente ancorato a una valuta fiat, con l’obiettivo di ridurre la volatilità nell’uso quotidiano e nella gestione della liquidità on-chain. Infine, molti progetti emettono token “utility” o di governance, che danno accesso a funzionalità o consentono di votare decisioni sul futuro del protocollo.

Nuovo asset, nuovi rischi

Avvicinarsi alle criptovalute richiede consapevolezza. Il primo aspetto da considerare, oltre alla natura della specifica criptovaluta, è la volatilità dei prezzi, che può essere significativa in entrambe le direzioni e in archi temporali anche brevi. A ciò si aggiunge la responsabilità della custodia: chi gestisce autonomamente il proprio wallet conserva una “seed phrase” o chiave privata che consente l’accesso ai fondi; la sua perdita, o la condivisione con terzi, può comportare la perdita definitiva delle risorse. L’ecosistema, inoltre, è terreno fertile per truffe e tentativi di phishing che imitano siti e app legittimi o promettono rendimenti irrealistici. Le transazioni on-chain sono tendenzialmente irreversibili: un invio verso un indirizzo errato o su una rete non compatibile non può essere annullato. Esistono poi rischi tecnologici legati a bug di smart contract, vulnerabilità nei “bridge” tra reti e compromissioni dei dispositivi o dei portafogli software. Anche l’operatività quotidiana merita attenzione: in periodi di congestione della rete, le commissioni possono aumentare e i tempi di regolamento allungarsi, incidendo sull’esperienza d’uso.

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